Danielle Axe era in ottime condizioni di salute quando, nel 2000, durante una caduta, riportò un trauma al dorso nella regione interscapolare. Dopo un breve periodo di tempo la paziente comincio’ a lamentare un dolore urente e continuo, con le caratteristiche dell’ algodistrofia riflessa. Il dolore era localizzato alla zona interscapolare, in un’ area in corrispondenza dei processi spinosi di T5,T6 e T7. In quest’ultima zona, la paziente sviluppò una grave iperestesia con le caratteristiche di allodinia. Danielle non poteva indossare il reggiseno in quanto la stimolazione meccanica causava dei dolori lancinanti.
La paziente fu sottoposta a numerosi test diagnostici, ma non fu possible evidenziare una lesione strutturale. Per cercare di controllare il dolore, Danielle comincio’ ad assumere oppiacei per via orale. I farmaci tuttavia diminuivano a malapena l’intenso dolore. La sintomatologia dolorosa continuò a peggiorare al punto che le fu necessario l’utilizzo di un deambulatore per muoversi.
Esaminai Danielle nel 2002; a quell’epoca la paziente era al settimo mese di gravidanza. Questo era davvero un caso difficile. Il suo dolore era esclusivamente assiale ed occupava una zona di circa 10 cm2 nella regione interscapolare. La stimolazione midollare non avrebbe avuto alcun effetto data l’impossibilta’ di raggiungere la zona del dolore con la stimolazione. La somministrazione di oppiacei per via intratecale non era una soluzione da prendere in considerazione a causa della sua giovane età e del fatto che la paziente desiderava avere ulteriori gravidanze.
Decisi di sottoporre la paziente ad un test estemporaneo con elettrodi impiantati nel tessuto sottocutaneo della regione toracica posteriore. A quell’epoca avevo un’esperienza molto limitata su questo tipo di stimolazione e, per di più, non avevo mai impiantato uno stimolatore ad un paziente con dolore assiale ed allodinia. Non ero sicuro circa la posizione ottimale degli elettrodi. Decisi di inserire un elettrodo sulla linea mediana, proprio nella zona dell’allodinia e altri due elettrodi immediatamente ai lati della zona dolorosa. L’intervento fu portato a termine senza complicazioni.
L’attivazione dell’elettrodo localizzato nella zona allodinica causò un aumento della sintomatologia dolorosa. Al contrario, l’attivazione degli altri due elettrodi provocò la scomparsa quasi totale non solo del dolore , ma anche dell’ipersensibilita’ allodinica. I risultati furono confermati da un periodo di trial della durata di parecchi giorni.
Un mese dopo avere partorito una bambina in ottima salute, Danielle fu sottoposta a intervento chirurgico di impianto di due elettrodi nella regione interscapolare connessi con un pacemaker posizionato in una tasca sottocutanea. Il pacemaker fu attivato da un sistema di controllo esterno. Attraverso questo controllo la paziente poteva accendere o spegnere lo stimolatore, nonchè modificare i parametri di stimolazione (voltaggio, frequenza, etc). In questo modo la paziente aveva un controllo totale sui parametri di stimolazione e poteva modificare la stimolazione a seconda del dolore. Alcuni pazienti accendono lo stimolatore solo quando il dolore diventa insopportabile. Altri pazienti trovano piu’ utile tenere lo stimolatore acceso continuamente, per prevenire gli attacchi dolorosi.
In seguito all’impianto dello stimolatore Danielle osservò la scomparsa quasi totale del dolore, inclusa l’allodinia. Negli ultimi due anni è stata in grado di eliminare completamente l’uso degli oppiacei. La sua vita e’ cambiata in maniera talmente drastica da decidere di programmare una seconda gravidanza. Attualmente Danielle usa lo stimolatore continuamente, notte e giorno, permettendole di condurre una gravidanza normale e priva di dolore.
Recentemente Danielle ha affermato che “lo stimolatore le ha dato una seconda chance nella vita”.
Altre indicazioni per la stimolazione periferica sottocutanea comprendono le cefalee, i dolori facciali atipici, i dolori cervicali e lombari secondari ad interventi sulla colonna vertebrale, nonche’ altri tipi di dolori ben localizzati che non hanno risposto ad altri trattamenti.
Il ruolo esatto di queste tecniche di trattamento del dolore cronico rimane ancora da stabilire, ma in ogni caso devono essere riservate ad algie che non hanno risposto a cure meno invasive.
NOTE DELL’EDITORE
Il Dottor Barolat ha presentato un caso molto interessante e devo congratularmi con lui per avere ottenuto degli ottimi risultati in un caso così difficile.
Il Dottor Barolat si è laureato in Medicina e Chirurgia all’ Universita’ di Torino nel 1974. Il Dottor Barolat e’ specialista in Neurochirurgia sia in Italia che negli Stati Uniti , avendo completato la scuola di specializzazione in neurochirurgia in entrambi i paesi.
Il Dottor Barolat e’ stato Presidente della International Neuromodulation Society e fa parte del Board della American Neuromodulation Society nonche’ della Rivista Neuromodulation. Attualmente è anche Director at Large della International Neuromodulation Society.
Il Dottor Barolat ha lavorato alla Universita’ Thomas Jefferson dal 1985 al 2004 con il titolo di Professore di Neurochirurgia e Direttore della Divisione di Neurochirurgia Funzionale. Il Dottor Barolat possiede una notevole esperienza nella chirurgia del rachide, avendo compiuto centinaia di interventi complessi di chirurgia spinale. Ha partecipato molto attivamente alla chirurgia per l’epilessia, sia attraverso interventi cerebrali a cielo aperto che attraverso l’impianto degli stimolatori del nervo vago.
Il Dottor Barolat e’ uno dei maggiori esperti nel campo della neurostimolazione per il dolore e la spasticita’
Il Dottor Barolat ha una vasta clientela, con pazienti che arrivano non solo da tutti gli Stati Uniti, ma anche da tutto il mondo. Il Dottor Barolat ha pubblicato piu’ di 60 articoli e ha tenuto lezioni in tutto il mondo sul campo della neurochirugia e della neuromodulazione.
Il Dottor Barolat attualmente pratica neurochirugia e neuromodulazione a Denver, Colorado ed è affiliato con il Sky Ridge Medical Center. E’ il Direttore del Barolat Institute.
Ringraziamo il Dottor Phil Spiegel e il Dottor Enrico Camporesi per avere commentato il caso riportato dal Dottor Barolat.
Anthony Kirkpatrick, MD, PhD